Cengalo
Spigolo Vinci

5 ottobre 2002 - Lorenz, Came e Matteo


 
 

Sono di nuovo a Roma per lavoro, questa volta in un albergo decisamente squallido visto che gli altri sono al completo. Per consolarmi decido di chiamare il Came, tanto ci ho pensato su e venerdi' credo di potermi prendere il pomeriggio per fare qualcosa insieme. Domenica infatti siamo gia' impegnati con le "famiglie". Ne avevamo gia' parlato: lui voleva andare via venerdi e sabato ma io gli ho detto che venerdi non potevo proprio per il lavoro.

La prima cosa che mi dice appena lo chiamo e' "Hue! Ma sai che non trovo nessuno con cui andare via venerdi!" e io gli butto li, cosi' a freddo, "dai che andiamo a fare lo spigolo Vinci al Cengalo! credo di potermi liberare nel pomeriggio". Nella pausa di silenzio successiva e' come se avessi avvertito distintamente l'illuminazione dall'altra parte del telefono.

Cosi', Came, Matteo ed io lasciamo la macchina ai Bagni di Masino intorno alle 18:30 di venerdi, diretti alla Giannetti che sappiano essere chiusa. Arrivati alla piana a circa meta' strada dobbiamo usare le frontali. Arriviamo al rifugio intorno alle 21:30. Con nostra grande sorpresa troviamo il piazzale del rifugio pieno di tende mentre nel bivacco invernale, che tiene ben 13 posti, sono rimasti solo tre posti senza materassi perche' se li sono presi i furboni delle tende. Scopriamo dopo che sono stranieri, belli cotti direi visto che gia’ dormono tutti!

Diciamo pure che ci rimaniamo male, gia' pregustavamo di avere il bivacco tutto per noi, e invece, mestamente, cercando di non fare casino, cuciniamo la nostra busta di pasta e fagioli dove aggiungo anche del cus cus (forse un po troppo perche' verra' fuori un autentico pastone!).  Quello spirito unico che si crea tra amici quando si mangia dallo stesso pentolino fumante, ognuno con il proprio cucchiaio, alla luce delle frontali e al freddo di un bivacco invernale, ci porta come sempre il morale a mille. Le tre frontali che puntano sul pentolino fumante, la stessa idea che viene in mente nello stesso momento a tutti e tre, ciascuno, quasi nello stesso momento, spegne la propria frontale per non consumare le batterie e d'un tratto il pentolino rimane al buio completo. Seguono delle grandi risate trattenute nel silenzio del bivacco.

Mentre in due andiamo a lavare le stoviglie al torrentello poco fuori il rifugio (rischiando un mezzo congelamento alle mani) il terzo si occupa di racimolare le coperte rimaste inutilizzate e di preparare i letti.

La mattina dopo, manco a dirlo, siamo i primi a saltare fuori. Dopo un'ora di facile avvicinamento eccoci all'attacco della via. Percorriamo il canale iniziale in conserva con ancora gli scarponi guadagnando il filo di cresta e godendo del primo sole della giornata. Provvidenziale visto che mani e piedi sono gelati. Conduce la prima parte della via Matteo che qualche anno fa l'aveva gia tentata ma che, date le condizioni quasi invernali, dovette desistere.

La prima parte e' discontinua e, pur consultando le due relazioni che abbiamo appresso, non ci ritroviamo con la descrizione dei tiri. Dopo circa 4/5 lunghezze Fabio gli da il cambio ma ancora non ci ritroviamo in pieno con la descrizione. Quando finalmente arriviamo sotto il tiro chiave della "schiena di mulo" (VI) tocca a me passare davanti. Si tratta di un salto di roccia che assomiglia alla spina dorsale di un mulo, con una fessura sul lato destro, che presenta un'arrampicata piuttosto delicata. Godimento e concentrazione sono ai massimi livelli, la roccia e' a dir poco fantastica, arrampicare in ambienti come questi e' semplicemente il massimo!

Dopo la "schiena di mulo" con un paio di lunghezze ed un traverso che ci porta sul versante Ovest ci troviamo di fronte al "diedro nero", un diedro di 30 m di V+ su roccia talmente gelida che gia' a meta' non sento piu' gli appigli sotto le dita delle mani. Ma a parte questo continuiamo a godere a piu' non posso della scalata. Dopo questa scorpacciata di tiri meravigliosi "lascio" al Came la gioia di condurre sull'ultimo tiro chiave, il "salto giallo", un altro bel V+ su una placca di granito giallo/arancione solcata da un'incredibile fessura.

L’amico mi fa notare la presenza di quello che rimane di vecchissimi cunei di legno, forse usati dai primi salitori, chi lo sa! La cosa mi colpisce molto e mi fa tornare alle atmosfere dell'alpinismo che fu e che ormai si ritrovano solo nei libri.

Ancora 2/3 lunghezze e siamo all'uscita. Sono quasi le 16:00 e quindi rinunciamo a raggiungere la vetta del Cengalo, sembra ad uno sputo da noi ma ci sono un paio di sali-scendi che ci impegnerebbero per almeno un'ora. Seguendo la relazione ci caliamo lungo la parete SW sulla via Carosello. Giungiamo al rifugio poco prima delle 19:00. Troviamo tre ragazzi che l'indomani vogliono tentare la normale al Cengalo. Fortuna loro questa notte il bivacco sara' tutto per loro, delle persone di ieri sera infatti non c'e' piu' traccia.

Noi invece recuperiamo in gran fretta il materiale lasciato al rifugio e ci incamminiamo verso i Bagni di Masino, stanchi ma felicissimi della splendida giornata. Ben presto cala l'oscurita' e, come la sera prima, ci tocca seguire il sentiero alla luce delle frontali. Ogni tanto ci fermiamo, spegniamo le frontali e sdraiandoci volgiamo lo sguardo verso il cielo coperto da un numero incredibile di stelle e da una striscia diagonale piu' luminosa, la via lattea.

Rimaniamo in silenzio a nutrirci di quei momenti magici. Ci confidiamo la voglia di fermarci a cucinare qualcosa, li all'aperto ed ancora in compagnia ma si fa sempre piu' tardi. "Famiglie" e amici cominceranno ad essere in pensiero. Quindi riprendiamo il cammino. Arriviamo all'auto poco prima delle 22:00. Appena ‘prende’ il telefonino chiamo Elena e scopro che in effetti la preoccupazione cominciava a farsi seria che quasi pensavano di chiamare il soccorso. E dire che noi ci abbiamo scherzato tutta la discesa su questa cosa (il Came e Matteo sono del Soccorso Alpino di Mandello). Subito dopo arriva la chiamata di Giovanni. Tutto a posto, gli diciamo. Richiamo Elena e mi racconta di come nel pomeriggio sia salita di corsa fino alla Giannetti (eravamo daccordo che forse sarebbe salita), si sia messa a cercarci con il binocolo senza pero' vederci (mmmmhh, ma dove guardavi ?!), abbia visto i tre ragazzi che pero' l'avrebbero sviata dicendo di avere visto tre persone scendere a valle (sti co@@..ni!), e sia dunque scesa altrettanto di corsa a valle intorno alle 17:00.

Oggi sono in ufficio e riguardando la relazione faccio un sobbalzo sulla sedia! Scopro infatti che l'altro giorno abbiamo attaccato la via al canale sbagliato, molto prima di quello indicato. In pratica abbiamo quasi fatto l'integrale dello spigolo Vinci ed ora si spiega sia il fatto che non ci trovavamo con la relazione, sia le 6 ore e mezza impiegate che il numero di tiri fatti, ben superiore a 12. Prima di attaccare ci eravamo divisi la via in quattro tiri ciascuno, Matteo, Fabio ed io nell'ordine. Quell'errore di valutazione ci ha scombinato i piani. I tiri piu' belli sono capitati per caso proprio a me. Di questo ringrazio i miei compagni, che arrampicano anche meglio di me, perche' cosi' ho trovato la via ancora piu' bella!

Lorenz